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L’Italia come la Svizzera?

Ieri il popolo italiano si è espresso attraverso le urne sul nuovo parlamento e senato dalle Repubblica Italiana. Il risultato è stato completamente inaspettato, essendo molto lontano sia dai sondaggi delle ultime settimane che dall’exit poll: il MoVimento 5 Stelle ha ottenuto il  titolo di primo “partito d’Italia” col 25.55% alla Camera dei Deputati; la coalizione di centro sinistra, guidata da Bersani, ha ottenuto soltanto il 29.54 %, utile comunque per ottenere, grazie alla legge elettorale, la maggioranza assoluta alla Camera; la coalizione di centro destra, guidata da Berlusconi, è riuscita a rimontare l’enorme svantaggio paventato dai sondaggi di un mese fa, attestandosi al 29.18%; Monti, leader del centro, ha ottenuto solo l’8%. Il problema maggiore, però, consiste nella mancanza di una maggioranza assoluta al Senato: Bersani ha ottenuto soltanto 120 seggi, incalzato da Berlusconi fermo a 113 seggi. Riassumendo: il bipolarismo è morto: ora sono quattro i poli: CS, CD, M5S e Monti; ma soprattutto c’è una situazione di ingovernabilità dovuta alla mancanza di maggioranza al Senato.

Coscienti della situazione imprevista, tutti le parti in causa hanno cominciato a fare annunci, considerazioni, analisi su come si potrebbe risolvere la situazione. Il PDL propone un governissimo di unità nazionale (PD + PDL), alcuni del PD propongono un’alleanza con Grillo, Monti è disponibile al dialogo con tutte le parti, altri parlano di ritornare subito al voto per esprimere una maggioranza pure al Senato, mentre Grillo ha annunciato che non farà alleanze con nessuno – e ci mancherebbe altro, data la sua campagna anti partitocrazia e anti sistema. Tre dunque sono le certezze: il M5S non si presta ad alleanze; non c’è unanimità, momentanea, sul da farsi; la maggioranza delle voci espresse concorda che tornare al voto non è possibile dato il momento di crisi e la pressione esercitata dai mercati e dall’Unione Europea.

Ciò considerato, sono dell’idea che bisogna abbandonare, data la situazione assai problematica, l’idea di cercare a tutti i costi un’alleanza che avrebbe, dati i dati alla mano e le affermazioni di questi giorni, soltanto vita breve, a favore di un sistema parlamentare, simile a quello elvetico – dove, per l’appunto, sono presenti quattro aree politiche ben divise- in cui si creano maggioranze e minoranze ad hoc in base alle riforme presentate, proposte sia dal governo che dai partiti presenti in parlamento. In poche parole: nessuna alleanza di governo prestabilita, ma coalizioni con rapporti di maggioranza e minoranza sulle riforme che il paese necessita urgentemente per affrontare la crisi economica e sociale. Il governo e i ministri sarebbero comunque proposti e guidati da Bersani, poiché è la coalizione di centro sinistra che ha ottenuto in entrambe le camere, se si considera la somma dei voti nazionali, la maggioranza relativa. L’onere e il diritto di governare è tutto in mano al cento sinistra. Ciò, non esclude comunque la possibilità di nominare ministri di altre fazioni. Inoltre, se l’intero sistema parlamentare accettasse il cambio di paradigma, non ci dovrebbero essere problemi al senato sulla voto di fiducia da verso il governo guidato da Bersani.

I più potrebbero obiettare, leggendo la mia proposta, che ciò è impossibile perché tutti i politici italiani sono nati e cresciuti con la mentalità del bipolarismo; che in Italia è impossibile creare coalizioni ampie per via dei personalismi e delle strategie singole che potrebbero frenare la corretta legiferazione parlamentare.
Io non escludo ciò. Ma considerato che in tempo di crisi è stato possibile unire i due grandi nemici sotto il motto dell’unione per il bene del paese e sotto un governo tecnico, non penso, che data la situazione ancora più grave e critica, che sia impossibile creare continuamente delle coalizioni ad hoc sulle riforme. Se poi non funziona, si può tornare al voto. Ricordiamoci, in ogni caso, che è necessario un cambio radicale della mentalità della classe politica: la situazione la esige. Tentare, dunque, non nuocerebbe quanto nuovi mesi di estenuante campagna elettorale o mesi di parlamento bloccato perché senza governo…